Thursday, April 17, 2008

BilboReport part Two

La colazione in Spagna la si fa in casa. Facile dirlo a posteriori. A noi per capirlo c'é voluto tutto il week-end.
Scialo, ma motivati, ci dirigiamo di buon ora al più vicino ufficio del turismo per cattare la "carta magica che ti porta dappertutto per 3 giorni", ma é inspiegabilmente chiuso. Senza perderci d'animo continuiamo in direzione del Museo G. passando dall'ufficio del turismo, "quello vero", e guardando distrattamente, ma manco troppo, se ci sia un bar o altro (bistrot, american diner, pasticceria) dove fare colazione -panettieri incrociati: nessuno-. Presa la carta, essendoci avvicinati pericolosamente a stomaco vuoto al Museo G., rastrelliamo il quartiere rendendoci conto che:
  • Alle 10 sui banconi dei bar ci stanno già e solo dei crastissimi panozzi alla mayo.
  • I panettieri normali o simil normali non esistono, ci sono solo bombonerias ovunque.
  • A Bilbao ci sono un botto di banche, farmacie e peluqueros, ma pochissimi sparuti supermercati.
Dopo una "colazione all'incrocio" (in quanto in piedi al sole ad un incrocio anonimo e senza interesse alcuno) a base di latticini , biscotti e prosciutto, riusciamo a varcare la soglia del Museo G.
Vi risparmio le ore che seguono, dopo una breve pausa sul lungofiume ci si spara una passeggiata di 4 ore in giro per la città più a random che altro. Caso vuole che sul nostro cammino appaiano prima una deliziosa pasticceria e subito dopo un provvidenziale supermercato. Satolli, ma pure no, non si trova di meglio che fare un giro da H&M ("Ma le collezioni sono tutte uguali! Sei troppo un puppo!" "Ma le promozioni no cicciobbbello") e rientrare per prepararsi psicologicamente al "giro di pintxos"!
Si comincia per caso (e scopriremo successivamente per culo) dal Sasibil. L'ora é quella degli aperitivi milanesi o degli apéro parigini, ma per i canoni spagnoli é ancora presto. Armati di coraggio ci si piazza al bancone tra i pochi avventori. E si inizia ad assaggiare sistematicamente. Dopo quasi un ora e mezza arriva il verdetto: promossi il piacevole tinto, un Rioja Crianza del 2004 passato in botte, la birra alla spina ceca ( ceca in quanto di Praga), il bacalao crudo, gli spiedini di gamberoni alla plancha, il pulpo e la piccata di jamón, tutto il resto meno bene, ma perché io sono un difficile del cazzo. La tappa successiva prevede un altro giro di gambas vicino alla Piazza Vecchia... Già lì inizia ad esserci parecchia gente, ma riusciamo ad avere i nostri gamberi e i vasos de tinto. Allegrotti e ringalluzziti da questa nuova esperienza d'integrazione sociale e culinaria si prende la metro e ci si dirige altrove, altra zona di pintxos, ma più moderna. Stra-pieno ovunque, ce li si fa tutti, per modo di dire, diciamo che li vediamo, in alcuni non riusciamo manco ad entrare, negli altri a difficolta vediamo che faccia hanno le tapas, invano cerchiamo d'avvicinarci al bancone per ordinare da bere. Dopo una scrupolosa ricognizione finiamo per incamminarci verso un'altra zona, più per caso che per scelta prendiamo una stradina a ferro di cavallo e passando davanti ad un'anonima porta offuscata la nostra attenzione viene attirata dalla musica che proviene dall'interno, entriamo pieni di rinnovata curiosità e ci ritroviamo in un delizioso luogo per intenditori, l'Ambigú. Un paio di giri sulle note della Hot 8 Brass Band e poi sinceramente sul cancado andante direzione branda... Sulla strada del ritorno riusciamo persino a scoprire un negozietto tenuto da cinesi che sembra una cartoleria/drogheria del Polesine, ci si concede un Maxibon e in quella sede nasce in tormentone del Succo di Melanzana. Scena:
E.-Tu veux du jus pour demain matin?
S.-Il y a quoi?
E.-Jugo de naranja, de piña, de plátano, jugo de fresa... jugo de manzana..
S.-Succo di melanzana?

...continua...

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