Uscito lunedì scorso, dopo sette anni dal precedente album in studio, questo nuovo opus dell'ormai duo di Bristol viene già considerato come l'album d'inizio decennio . E sinceramente mi trova in pieno accordo... Un ritorno a suoni d'origine, come se avessero fatto un passo indietro (dimentichiamoci per un momento 100th Window -2003-), Heligoland è il degno successore del micidiame trittico composto da Blue Lines (1991) - Protection (1994) - Mezzanine (1998). Un album compatto, armonioso, organico, per altro estremamente accessibile malgrado la sua ricca e complessa produzione. Parafrasando il titolo di questo post, saranno anche due, ma non mancano certo di voci... Si comincia con Tunde Adebimpe dei TV On The Radio, poi è il turno di Martina Topley-Bird in due traccie, ovviamente c'è il solito Horace Andy, Guy Garvey degli Elbow a metà album tiene la porta aperta e dietro di lui s'insinua sussurante e lasciva Hope Sandoval dei Mazzy Star e The Warm Inventions ... [Se non si fosse capito, per ora i miei due pezzi preferiti sono appunto "Flat of the Blade" e "Paradise Circus" ] E se la prima parte del name dropping non vi fosse bastata verso la fine ci mette pure lo zampino Damon Albarn alle tastiere e al synth bass in "Splitting the Atom" e "Flat of the Blade" e poi se la canta pure verso la fine, accompagnato alla chitarra da Adrian Utley dei Portishead. Ancora una volta Daddy G e 3D, grazie anche alle collaborazioni di lusso, riescono a comporre un universo bipolare pacifico ed ansioso, forse non sarà un disco 'innovativo', ma resta un dato di fatto che più lo si ascolta più si scopre la moltitudine di sfumature che queste 10 traccie contengono.
Un disco da ascoltare in loop, semi svaccati sul divano, con le luci soffuse, magari insieme a qualche altro/a trentenne cresciuto/a negli anni '90...
Un disco da ascoltare in loop, semi svaccati sul divano, con le luci soffuse, magari insieme a qualche altro/a trentenne cresciuto/a negli anni '90...
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